Tre simpatiche monelle

Tre simpatiche monelle

 

Tre ragazzine di Pietrabruna nella prima giovinezza amavano divertirsi facendo scherzi e sollazzi. La loro maggior soddisfazione era importunare, allegramente, Ciciollo, detto “Camisjunello”, uomo di mezza età, nubile, permaloso e un tantino sordo.

Per le tre ragazzine era consuetudine, irrompere nell'abitazione del malcapitato e mettersi a saltare sul letto; oppure gettare castagne secche, nella minestra che sul fuoco stava piano piano cuocendo. La cena era rovinata!

Il povero uomo era solito rispondere a queste “sinistre” irruzioni, rincorrendole tre simpatiche “canaglie” con la scure.

Ma un passante, tale “Gè u bua”, assistendo alla scena, affondava ulteriormente il coltello nella ferita, dicendo a Ciciollo: “E ciù belle zuvene de Prebuna, i te ven a truvà e tu, ti e scuri”.

Ma le tre, non contente del fastidio arrecato, continuavano a importunare Ciciollo, cercando di farsi offrire amaretti e moscato, che l'uomo, aveva accuratamente preparato, e poiché essendo nelle festività di San Matteo, attendeva ospiti, Chiaramente il rifiuto, da parte del malcapitato era ovvio, ma le “fanciulle”, accortesi che i dolci erano posti in alto sulla credenza, pensarono di mettersi a saltare, per farli cadere. Si sa i pavimenti delle case di una volta erano di legno, i cosiddetti “Surei”, e saltarci sopra, significava far ballare tutti i mobili, con le vettovaglie dentro. All'uomo non rimase che arrendersi alle richieste e le tre ragazze, mangiarono e bevettero molto soddisfatte.

Ma chi non era soddisfatto era proprio lui, che stanco delle “simpatiche attenzioni” a cui era sottoposto, e dopo l'ennesima marachella, si rivolse al messo comunale, “il liscero” Virgì de Santina, il quale acciuffò una delle tre ragazzine e impose ai genitori di pagare 1 Franco di penale.

Il tempo passa e le giovani diventano donne, madri, ma due di loro rimangono fanciulle nell'animo e dedicano questa serenata Bernardin e Luisa, che erano due giovani sposi.

 

“ En se stu cantu chì u ghé picchia u ventu,

mi batte in bocca e non mi lascia dire,

voi altra gioventù perdete tempo,

fareste meglio ad andarvene a dormire...”

 

Oggi quelle “tre simpatiche monelle”, sono nonne e bisnonne,

ma nel loro cuore rimangono

“tre simpatiche monelle”.

 

Tratto da: U Prebunolu anno III n°1 dicembre 1998

Racconto di: Angiulotta, Bernardina e Virginia

Testo di: Giuseppina Guasco