Le Figlie, l'Abau, u Spaudu e u Ciaravuglio

Le Figlie.....L'abau..... U Spaudu e u Ciaravuglio

 

C'era una cosa che accomuna la gioventù Pietrabrunese, di ieri con quella di oggi, anche se i tempi, le mode e le idee cambiano: l'otto dicembre.

Il giorno dell'Immacolata Concezione, Pietrabruna festeggia la Confraternita delle “Figlie di Maria” ed elegge il capo dei ragazzi: l'Abau. Una tradizione, questa, che resiste negli anni, anche se la gioventù è andata piano, piano diminuendo, ma i ragazzi e le ragazze di allora hanno saputo tramandare ai giorni nostri, il fascino di “quel giorno”.

…..Noi proveremmo a raccontarvelo.....

La chiesa vestita a festa! Il Paese, tutto, con le varie Confraternite, festeggia la “Prioressa” e le “Massaie” delle Figlie. Tutte le ragazze del Paese sono chiamate a presenziare alla Mesa solenne e alla Processione: tutte indossano l'abito bianco, hanno annodato in vita un fiocco azzurro e appoggiato sul capo un velo di tulle bianco.

Le ragazze portano in processione lo stendardo della Confraternita, quello delle grandi occasioni, le loro mani sorreggono i ceri, gli stessi, che nel giorno del loro matrimonio, arderanno e si consumeranno davanti alla statua della Madonna, che viene portata a spalla dai ragazzi che loro hanno scelto.

Ma già alla vigilia tutto il Paese respira aria di festa. Al calare del sole le “Figlie” salgono sul campanile a suonare a festa le campane e la gente esclama:”...e Figlie i battaglia...”. La festa termina con il concerto della Banda Musicale e già c'è l'attesa... chi sarà la prossima Prioressa?

Tutte le ragazze si scherniscono, pensano ad un anno di sabati e Feste comandate dedicate alla Chiesa: a pulire, ad addobbare gli altari e a presenziare alle cerimonie solenni, ma che delusione non essere scelte e guai a rifiutare, la Madonna si offenderebbe!!

Anche i ragazzi festeggiano l'otto dicembre, non in chiesa, al bar. La consuetudine vuole che tutti i “celibi”, si riuniscano per eleggere l'Abau. Sarà “capo dei ragazzi” chi pagherà più vino, che sarà consumato poi da tutti gli avventori del bar.

Il neo eletto resterà momentaneamente in carica fino alla domenica dopo l'otto dicembre, poiché in quel data qualche celibe può decidere di pagare più vino e allora tutto può ricominciare da capo. Chi viene eletto in quella domenica resterà in carica tutto un anno e la sua prima uscita ufficiale avverrà nella Santa Messa di Natale.

Sarà l'Abau con in braccio un agnello a omaggiare il Santo Bambino, lui per primo con tutti gli uomini, a seguire le donne e le confraternite.

Ma la figura dell'Abau assume importanza nel momento di riscuotere lo “Spaudu” . E' tradizione Pietrabrunese pagare per la sposa.

Le ragazze sono di proprietà dei ragazzi e quindi il futuro sposo deve risarcire gli altri, della loro perdita pagando una cifra, in base alla dote della sposa.

La somma sarà concordata dall'Abau e dai ragazzi e, se in un primo momento, sembrerà troppo alta, non mancheranno le contrattazioni, davanti a un bicchiere di vino, fino ad arrivare al “prezzo” giusto per ambedue le parti. Inoltre bisogna ricordare che il “prezzo” è sempre più alto se il povero sposo non è di Pietrabruna.

Le scelte comunque restano due: pagare o rifiutare.

Se lo sposo accetta di pagare, il giorno del fatidico sì, l'Abau aspetterà la coppia sulla porta della Chiesa e alla consegna dalla busta, contenente la somma pattuita, offrirà in cambio un omaggio floreale alla sposa.

Al contrario se lo sposo rifiuterà di pagare, i ragazzi tutti offriranno alla neo coppia il “Ciaravuglio” e cioè un gran baccano con corni, “Tarambelle”, coperchi, latte. Insomma l'assedio potrà terminare solo se lo sposo accetterà di sottostare ad una consuetudine, che come si sa vale quanto una legge scritta. I soldi raccolti dai vari matrimoni serviranno per la Festa di San Luigi quando tutti gli uomini celibi presenzieranno alla Festa Religiosa, porteranno la statua in Processione e poi si appagheranno con un lauto pranzo, le ragazze naturalmente non sono invitate!

Tratto da: Nuovo Circolo Ricreativo Pro Loco Pietrabruna 1997

Testo di: Giuseppina Guasco